
LA REALIZZAZIONE CHE SI ANDRA’ AD INAUGURARE
Verranno consegnate il 18 dicembre, con una cerimonia ufficiale, le “chiavi” delle “rotoballe” di via E.Fermi. Il centro polifunzionale il cui disegno, secondo le intenzioni dei progettisti, si ispira alle “tradizioni contadine” del nostro territorio. Con un costo di progetto di 1,8 milioni di euro, finanziati grazie all’iniziativa congiunta di Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Confservizi il centro e la cucina didattica hanno visto la posa delle prime pietre (sia detto in modo figurato visto che nelle strutture in acciaio e vetro di pietre ve ne sono poche) nell’ottobre 2015. I previsti 365 giorni per la realizzazione sono in pratica raddoppiati e la realizzazione definitiva è, a vista, diversa dal rendering di progetto che fu presentato a suo tempo. Secondo le dichiarazioni del sindaco Bergamini sarà gestito direttamente dal Comune ed dagli uffici preposti ad uso di Associazioni, Teatro, Sport, Convegni. Sempre secondo quanto dichiarato a suo tempo la struttura, in acciaio e vetro, dovrebbe avere contenuti particolari sotto il profilo del “risparmio energetico”.

IL RENDERING DEL PROGETTO
Dicesi “stia” il contenitore, in canne o vincastri (i bàlz) solitamente utilizzato, nei tempi antichi, per contenere l’esuberanza del pollame nella campagna padana e non solo. Che si trattasse di capponi o pulcini l’oggetto era molto simile. Dovendo proprio trovare una ragione contadina i due cilindri di via Fermi a questo somigliano e la battuta diventa facile: centro “polli-funzionale”. Un mero esercizio geometrico realizzato a caro prezzo ( che sia il milione e otto o meno poco cambia ) senza considerare più di tanto la fruibilità di una gabbia di Faraday che, nonostante le “accortezze” energetiche, diventerà un forno nelle giornate di sole (non bastava la sala 2000 senza climatizzazione) rendendola inutilizzabile. Inutile anche pensare ad un suo uso per la “rinata” (quando mai?) voglia di cinema dei “Bondesani” come qualcuno aveva sbandierato, men che meno per il teatro. Le “lagune” in questo senso sono tali e tante da far desistere su ogni possibile spiegazione a chi, non ha, evidentemente, considerato le esigenze tecniche e di fruibilità di “robe” destinate a quell’uso. Si è già visto in sala 2000. Non ultima la scarsa capacità “contenitiva” per un esiguo numero di impavidi fruitori. La dislocazione decentrata giocherà un altro fattore negativo.
Insomma ci sono tutti gli ingredienti perchè diventi l’ennesimo monumento funebre alla ottusità politica, burocratica e “architetturale”. Esempi di “biancardiana” memoria come la Pinacoteca (900 milioni di allora) sono ancora lì, se li vogliamo vedere con obbiettività. Solo con un cospicuo sforzo (sono sicuro che verrà messo immediatamente in atto dal “solito” ufficio, non foss’altro per dare torto al sottoscritto) produrrà una parvenza di “utenti”. Il “chioschetto” gemello ( cucina didattica ) lascia intuire parecchio sulla destinazione d’uso finale. Potevate almeno dirci che vi eravate ispirati al Globe Theatre (c’è pure la “palla/globo” di luce al centro della struttura) invece di contrabbandare, una tradizione contadina (le rotoballe) inesistente che può solo nascere da una sfrontata ignoranza alla quale fatico ad abituarmi. A parte l’essere essere storico, ma per la cultura anglosassone, è diverso per allestimento e capienza. Magari io “non so più fare a contare” ma guardando il progetto a suo tempo sbandierato ne vedo 3 e molto, molto più grandi del realizzato. “si sono ristrette le rotoballe” e noi ci siamo accontentati, insomma. A caval donato non si guarda in bocca, ma non si deve nemmeno guardargli il culo dicendo (cito De Filippo) che è “una luna piena”. Almeno chiamiamole col loro nome, questo si, di tradizione contadina: quel lì l’è ‘n “còragh”, anzi: nà capunàra!
Lorenzo Guandalini