Terre del Reno (Fe)
La notte della Panfilia
L’ultima fatica letteraria di Riccardo Galli
La notte della Panfilia è un saggio di storia contemporanea che racconta le vicende di alcune famiglie del territorio di S. Agostino (Fe), che furono vittime di prelevamenti ed uccisioni nel confuso periodo che seguì la Liberazione dopo la Seconda Guerra mondiale. Di queste vicende rimaneva traccia nei racconti di paese, abbastanza nebulosi, sia per gli scarsi contatti con le famiglie degli episodi avvenuti (residenti in altre località) sia per la distanza temporale dei fatti stessi, e per le circostanze, tanto da avvolgere gli episodi stessi da un alone di leggenda mista a reticenza, come spesso avviene nelle piccole comunità.
“L’interesse per un approfondimento mi ha spinto a prendere contatti con gli eredi delle vittime raccogliendo interviste, materiale fotografico o articoli di giornale, ove fosse possibile. Da subito è emersa la necessità di corredare i racconti, molto influenzati dalle – legittime – sensibilità familiari, di fonti aggiuntive che potessero corredare il tutto di elementi circostanziati, come documenti processuali d’archivio, fonti bibliografiche e altro. In secondo luogo, ho ritenuto di dover anteporre alle vicende una premessa storica che esponesse lo sviluppo del fascismo nel territorio santagostinese, microcosmo significativo nella provincia di Ferrara non per la presenza di vicende eclatanti, ma perché in esso tutte le tappe dell’ascesa politica, dall’arditismo uscito dalla Prima guerra mondiale, fino all’adesione alla RSI e alla guerra civile (il titolo del volume è evocativo del clima che vi fu in quegli anni), ebbero protagonisti locali.
L’idea di base, certamente non originale nel panorama delle pubblicazioni uscite negli ultimi vent’anni a livello nazionale e locale, presentava delle insidie. Oltre ad un personale pudore nell’affrontare la materia a cui mi accingevo, da semplice appassionato, avendo pubblicato al più un’altra opera di storia locale antica, temevo di cadere in due atteggiamenti: il primo quello del personalismo che si riscontra nelle storie di provincia, dove la narrazione dell’aneddoto e dei personaggi di colore la fa da padrone, a prescindere da un riscontro di fonti; il secondo, trattandosi di vicende di uccisioni quasi tutte avvenute per mano partigiana, quello di ricadere in una pericolosa missione (atteggiamento emerso in più di una pubbli- cazione nazionale, anche con contributi di giornalisti di fama), ovvero produrre un efficace contributo ad una controtesi da costruirsi nei confronti delle pubblicazioni tradizionali ed apologetiche della Resistenza, già peraltro datate e valutate con spirito critico all’interno della ricerca storica contemporanea.
Ho preferito nell’esposizione far parlare i documenti, evitando, soprattutto nell’esposizione dei casi degli uccisi, completamenti indebiti o considerazioni personali; dal punto di vista storico la causa di questi fatti è già stata scritta nelle sentenze dei processi avanzati fino alla fase istruttoria (anche se interrotti dall’amnistia del 1946), e fu una causa politica. Quanto agli insoluti, ancora oggi presenti, potranno essere oggetto di future indagini e pubblicazioni solo se saranno utili alla comune conoscenza scientifica; è infatti nelle convinzioni dello scrivente che questioni inerenti a fatti esclusivamente familiari, o ancora più pericolosamente tentativi di costruzione di affinità per discendenza, a scopo di morboso pettegolezzo sociale, o per fazione politica, non competono agli interessi della storia.
Un ringraziamento particolare ad Anna Quarzi dell’Istituto di Storia contemporanea e ad Antonella Guarnieri del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara per le prefazioni, a Marco Cevolani, titolare della casa editrice Freccia d’Oro di Cento (Fe) per aver creduto in questo piccolo contributo storico, e a Marziano Pederzani, artista di origine santagostinese, per la composizione grafica di copertina ”